Luca Orlandi

Ciao Luca,
sono Renata, ti scrivo a nome di tutto il Rifugio di Francesco, dopo la chiusura dell’Associazione ci siamo un po’ sparsi, ma mai dimenticati  dell’esperienza  vissuta insieme, abbiamo  condiviso le nostre storie personali, mettendole a servizio  di una  importante testimonianza contro la grave piaga del bullismo e di tutti i tipi di violenza, tra i giovani, dentro e fuori la scuola.  Mi soffermo spesso nel ricordarvi uno ad uno, dieci anni  così attivi in vostra compagnia,grazie  per quanto siamo riusciti a seminare.
Caro Luca, la tua innata generosità ti ha portato  sempre  a  guardarti intorno  per prenderti cura di chi può trovarsi in  difficoltà,  come  un  giovane   Robin Hood: molto vigile in treno nel percorso casa-scuola, impegnato nella vita scolastica, pronto   ad esporti anche in discoteca per   aiutare chi  potrebbe  trovarsi  in difficoltà,   nel Rifugio  ti sei speso per  seminare pace e gioia .
 Grazie caro amico  a nome di tutti  noi per la tua amicizia, ti vogliamo tanto bene.
                                Tutto “Il Rifugio di Francesco” 
Il Rifugio di Francesco non è stata solo un’associazione operante
nell’ambito del bullismo o del disagio giovanile.
E’ stata una seconda casa, una grande famiglia e un piccolo
caminetto a cui avvicinarsi quando fuori è freddo.
 Una dimora in cui Luca ha abitato, occupando una stanza molto
grande come un variopinto salone delle feste.
Una famiglia di cui Luca è stato parte: un fratello minore per tutti
noi, ma anche un genitore che ha insegnato l’amore incondizionato
verso il prossimo, la gioia, la spensieratezza e soprattutto la
speranza.
 Lui è speranza e vivrà in ognuno di noi.
 
Ma facciamo un piccolo salto nel tempo e torniamo al primo giorno in cui
Luca mise piede nella nostra casa, nel nostro rifugio.
 
C’era una volta,
un fabbricante di sogni. Viveva nel cuore della foresta, nella sua piccola
capanna di artigiano insieme alle creature del bosco e agli animali di cui si
prendeva cura insieme ai fratelli. Passava le notti insonne a costruire sogni
per tutti, a scrivere storie da raccontare agli animi annoiati e
rassegnati,sperando di vedere nei loro occhi un po’ di speranza.
Creava gioielli per tutte le donne, le comari del paese amavano incastonarsi
di pietre preziose e coprivano la loro candida pelle con rubini e zaffiri che
solo le abili mani di Luca potevano lavorare. Adoravo le sue mani. Erano
grandi, ma al tempo stesso tenere. Le mani di uno spirito creativo e che
sapeva arrangiarsi in ogni situazione.
 Aveva sempre qualche macchia di colore sugli abiti, ma questo perché ogni
artista che si rispetti, porta con orgoglio il proprio colore e le sfumature della
tintura con cui anima le sue opere d’arte.
Luca danzava e faceva ballare anche i più pigri. Aveva una musica dentro che
gli scuoteva l’anima e gli scompigliava i capelli, castani, corvini o dorati.
Qualunque fosse il suo stile, Luca viaggiava leggero e correva all’impazzata a
bordo della sua Bluette su cui tutti gli amici avevano fatto un giro. In paese
tutti lo riconoscevano e lo sentivano arrivare da lontano, il rombo della sua
Bluette era leggendario. Se la sua macchinina avesse potuto parlare, chissà
quante storie ci avrebbe raccontato. Finché, una notte, la sua Bluette lo
condusse fino al Rifugio di Francesco e fu da quella sera che Luca decise di
fabbricare sogni anche per tutti noi.
-“Dipingo sorrisi su tutti i visi!” Esclamò.
E lasciò che la porta dietro di lui si chiudesse lentamente.
E da quel giorno, Luca per noi non se ne è più andato.
 C’è chi ricorda le sue sagge parole, chi il suo smagliante sorriso, chi la sua
voglia di vivere e di ridere come un uragano, chi la luce che gli illuminava gli
occhi, chi la sua fame perenne, ma non una semplice voglia di dolci, ma una
fame e una sete di vita, mossa dalla sua anima curiosa ed irrequieta. Una
voglia di gustare la vita in tutte le sue sfumature, in tutto il suo colore e in
tutte le combinazioni che solo la tavolozza di un vero artista conosce.
E anche una sana dose di gola, il suo palato amava le lasagne col pane!!
Luca era un esploratore, ecco perché riusciva a vedere i sogni. Ma soprattutto,
aveva la capacità di sporcarsi fin dentro l’anima pur di trovare i sogni di tutti
affinché le persone a lui care fossero felici. Nonostante la sua tenera età, Luca
riusciva a tornare bambino per giocare e a correre contro il tempo divenendo
improvvisamente uomo per prendersi cura di noi, come un corvo nutre i suoi
piccoli nel nido in cima all’albero. I nostri occhi fraterni lo hanno visto
crescere, cambiare, perdere la goffaggine ed acquisire il fascino che un uomo
assume dopo gli anni della fresca adolescenza. Sul palco riusciva a portare
speranza nei volti dei disillusi e a far sorridere gli spettatori silenziosi,
persino quando dimenticava le battute o gli appuntamenti. Nonostante la sua
dolce distrazione e il timore che ogni attore prova dietro le quinte, ogni
spettacolo inizialmente catastrofico, si trasformava in un successo, proprio
come un incantesimo.
 
Luca l’aveva sognata, poi disegnata la rivoluzione, Luca poteva farla.
Luca era, è ed e sempre sarà la più grande scarica di adrenalina che ognuno
di noi abbia mai provato, anche più forte del brivido dietro la schiena, Luca
abbracciava forte.
 
Un giorno guidati da stelle sicure, ci ritroveremo in qualche angolo
di mondo lontano.
Tra i bassi fondi e gli sbandati o sui sentieri laddove corrono le fate.
Ovunque tu sia, buona strada. Qualunque tu stia percorrendo.
 
I tuoi belli di Sapone